Antigone non sente ragioni

Federico Tiezzi in stato di grazia firma la regia di “Antigone” a Roma. Da non perdere a Parma il passaggio del gruppo tedesco di teatro in maschera Familie Flöz con il classico “Teatro Delusio”. “Cita a ciegas” (Appuntamento al buio) dell’argentino Mario Diament è a Milano con la regia di Andrée Ruth Shammah e un cast di livello. Ancora a Roma per “Disgraced” del Premio Pulitzer Ayad Akhtar, diretto da Jacopo Gassmann. Infine a Torino per “Il ballo” di Irene Némirovsky, perfida fiaba moderna interpretata e diretta da Sonia BergamascoRenato Palazzi


Federico Tiezzi sta senza dubbio attraversando un momento di eccezionale vena creativa: dopo La signorina Else della scorsa estate, dopo la bellissima regia di Freud o l’interpretazione dei sogni al Piccolo di Milano, presenta fino al 29 marzo al Teatro Argentina di Roma l’Antigone di Sofocle (foto), accostandosi per la seconda volta all’eroina classica che già aveva affrontato nel 2004 nella riscrittura brechtiana. Come allora, l’asse portante dell’azione è un coro di cadaveri che scendono dai letti dell’ospedale-obitorio in cui Antigone penetra con la sorella Ismene per seppellire il fratello Polinice. Ma il tema della pietà si intreccia qui col conflitto fra generazioni, fra antiche credenze e nuovi valori collettivi, tra maschile e femminile. Fra gli interpreti principali, Sandro Lombardi, Lucrezia Guidone, Massimo Verdastro.

Uno spettacolo d’opera visto da un ipotetico retro del palco, i duelli, le passioni, gli intrighi spiati dal buio delle quinte, dove tre macchinisti si aggirano combinando guai nel manovrare scale a pioli e prese elettriche che saltano lasciando al buio i cantanti, fra rivalità professionali, dispetti, boicottaggi: in Teatro Delusio, storico spettacolo del gruppo tedesco Familie Flöz, ventinove personaggi sono incarnati da tre soli attori che si moltiplicano, senza dire una parola, grazie a ingegnose maschere di cartapesta e a un folgorente estro gestuale. Questa loro creazione, già portata in Italia, risale al 2004, ma chi non li conosce ha l’occasione di scoprirli sabato 3 e domenica 4 al Teatro Due di Parma.

Cita a ciegas («Appuntamento al buio») del romanziere, saggista, drammaturgo, sceneggiatore argentino Mario Diament, è un paradossale gioco di destini incrociati, un mosaico di vicende emblematicamente incastrate l’una nell’altra. Al centro dell’intreccio c’è un vecchio scrittore cieco seduto su una panchina – evidente richiamo alla figura di Borges – cui una serie di personaggi si rivolgono per raccontargli le loro storie, tutte insondabilmente legate fra loro, fino a coinvolgere personalmente lo scrittore stesso e il suo passato. L’inquietante puzzle esistenziale è in scena da martedì 6 al Teatro Franco Parenti, con la regia di Andrée Ruth Shammah, protagonisti Gioele Dix, Laura Marinoni, Elia Schilton, Sara Bertelà, Roberta Lanave.

Vincitore del Premio Pulitzer nel 2013, Disgraced dell’autore americano di origini pakistane Ayad Akhtar è un testo sui conflitti religiosi e culturali pronti a esplodere anche nelle società più avanzate: in questo caso l’autore rappresenta una cena fra amici dove un ricco avvocato newyorkese di radici pakistane e famiglia musulmana, sposato con una pittrice affascinata dall’Islam, si trova coinvolto in un violento confronto con un mercante d’arte ebreo e la sua giovane moglie afroamericana. Curiosamente della pièce sono in giro due diverse messinscene: quella in programma al Teatro India di Roma da martedì 6 marzo è diretta da Jacopo Gassmann e interpretata da Hossein Taheri, Francesco Villano, Lisa Galantini, Saba Anglana, Marouane Zotti.

È una perfida fiaba moderna Il ballo di Irene Némirovsky, un romanzo breve, pubblicato nel ’30, della scrittrice russa emigrata a Parigi: vessata e umiliata dalla madre, la quattordicenne Antoinette si vendica ferocemente buttando nella Senna tutti gli inviti alla festa di inaugurazione della nuova casa dei genitori, facendo sì che nessuno degli ospiti sia presente alla serata. Nel suo pungente adattamento, Sonia Bergamasco trasforma quello che potrebbe essere un semplice dispetto in una crudele presa di coscienza, un torbido scontro di potere fra giovani e vecchi in cui lei sola, con travolgente gusto metamorfico, dà vita a tutti i cinque personaggi coinvolti, svelando la pochezza di quella famigliola di borghesucci arricchiti. Dal 6 marzo al Teatro Gobetti di Torino.

2 commenti su “Antigone non sente ragioni

  1. Antigone al Teatro Argentina, mai visto uno spettacolo peggiore di questo! Sofocle si sarà rivoltato nella tomba! Non si salva nulla a cominciare dalla traduzione del testo totalmente priva della liricità originale per continuare con la regia incomprensibile e la recitazione senza nessuna emozione! Non trasmette nulla! …..anzi qualcosa sì…..Il finale con i Ghostbusters in tuta gialla fa ridere! Di tutto lo spettacolo si salva solo il primo monologo della guardia ma probabilmente grazie solo alla bravura dell’attore (l’unico a saper recitare). Com’è possibile che un teatro come l’Argentina porti in scena tali scempi della tragedia greca non si capisce! Direi in conclusione “braccia rubate all’agricoltura” mestiere peraltro degnissimo che forse non saprebbero neanche fare! E li pagano pure!!!

    • Cara Valeria,
      pubblichiamo il suo commento perché non siamo soliti censurare nessuna opinione ma in un sito che tratta seriamente di spettacolo dal vivo non sono graditi giudizi irrispettosi nei riguardi di chi fa, ne siamo certi, con grande impegno e serietà un mestiere che invece merita comunque rispetto. Sul fatto che li paghino pure, meglio sorvolare. Senza volerlo, lei ha toccato un tasto dolente assai, come potrebbero raccontarle schiere di attori e attrici sotto o per nulla pagati. Stia bene.
      Enzo Fragassi