Parole e silenzi

Molte proposte: a Milano il Festival del Silenzio promosso da Fattoria Vittadini con artisti udenti e non udenti. A Bologna Kepler-452 propone “Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso”. A Udine Rafael Spregelburd firma “Philip Seymour Hoffman, par exemple” per il gruppo belga Transquinquennal. A Roma Pippo Di Marca, storico protagonista delle avanguardie anni Sessanta, presenta la summa teatrale “Theatrum mundi show”. Infine a Parma Walter Le Moli dirige un nuovo allestimento di “Girotondo Kabarett” di SchnitzlerRenato Palazzi

Sembra molto interessante l’idea di un Festival del Silenzio, una suggestiva rassegna – promossa da Fattoria Vittadini – che si tiene alla Fabbrica del Vapore di Milano da venerdì 16 a domenica 18, e propone una serie di compagnie e di artisti internazionali che si esprimono nella lingua dei segni, rivolgendosi a un pubblico sia di udenti che di non udenti. Nel programma ideato da Rita Mazza, un’attrice sorda italiana residente a Berlino, sono presenti Ramesh Meyyappan, un performer di Singapore trapiantato in Scozia, illustre esponente del teatro visuale, l’italo-tedesco Giuseppe Giuranna, che accosta la lingua dei segni a immagini cinematografiche, il coreografo marocchino Saïd Ait El Moumen. Sono inoltre previsti una mostra, incontri, proiezioni, workshop.

Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso, che il gruppo Kepler-452 propone da sabato 17 all’Arena del Sole di Bologna, realizza una singolare commistione fra il testo di Cechov e una vicenda reale: nei ruoli di Ljuba e Gaev, i proprietari della tenuta che verrà venduta all’asta, ci sono infatti due non-attori, Annalisa e Giuliano Bianchi, che incrociano la trama cechoviana col proprio vissuto personale, il lungo periodo passato in una casa colonica bolognese, concessa dal Comune in comodato d’uso, dove la coppia si è occupata di controllo della popolazione dei piccioni e di accoglienza di animali esotici o pericolosi, fino allo sfratto avvenuto nel 2015 per dare spazio a FICO, il più grande parco agrialimentare del mondo.

Philip Seymour Hoffman, par exemple (foto) è un testo di Rafael Spregelburd sul tema dell’identità e dell’identificazione con le celebrità e coi miti dello schermo, in questo caso l’attore americano premio Oscar per Truman Capote – A sangue freddo, morto di overdose nel 2014. Spregelburd, assente da qualche tempo dai nostri palcoscenici, dopo un momento di forte curiosità nei suoi confronti, lo ha appositamente scritto per il gruppo belga Transquinquennal, un collettivo multidisciplinare già noto in Italia per avere diretto a Udine l’Ecole des Maitres 2017, e che proprio a Udine presenta lo spettacolo, sabato 17 al Teatro Palamostre.

Da martedì 20 al Teatro India di Roma Pippo Di Marca, storico protagonista delle avanguardie anni Sessanta, presenta una curiosa summa, in forma di spettacolo, della cultura di ogni tempo e in ogni sua articolazione, dall’emblematico titolo Theatrum mundi show: l’attore regista, con Anna Paola Vellaccio, Gianni De Feo, Fabio Pasquini, parte da un testo molto amato e già affrontato, Finnegans Wake di Joyce, per intraprendere un viaggio letterario che comprende Guido Cavalcanti, Dante, Villon, Mallarmé, Majakovskij, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Kafka, Beckett, ma anche i poeti maledetti del rock, Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, i grandi creatori cinematografici, Antonioni, Fellini, Buster Keaton, gli artisti del pallone, Maradona, Pelè, Cruijff.

Da quanto tempo non si vede in Italia il Girotondo di Schnitzler? Ironico e amaro ritratto di un’epoca e di una società che va scivolando verso la sua fine, questo gioco di coppie che si intrecciano fatuamente l’una all’altra viene riproposto da giovedì 22 al Teatro Due di Parma nell’insolita chiave di un cabaret, col pubblico seduto ai tavolini di un ipotetico locale degli anni Venti, fra cibo e bevande, e i vari quadri del testo che si alternano agli interventi delle cantanti e di una piccola orchestra tutta femminile. La regia di Girotondo Kabarett è di Walter le Moli, le musiche, curate da Alessandro Nidi, comprendono brani insoliti come un valzer composto dallo stesso Schnitzler e una dadaistica Sonata erotica di Erwin Schulhoff eseguita per la prima volta in Italia.