L’inquietante racconto di Marguerite Duras, diretto da Katie Mitchell in una versione teatral-cinematografica, è in tour fra Torino. Roma, Bologna e Prato. Scopri gli altri imperdibili debutti della settimana – Renato Palazzi
La maladie de la mort (foto) è un inquietante racconto di Marguerite Duras in cui un uomo paga una sconosciuta «incontrata in un albergo, per strada, su un treno, in un bar, in un libro, in un film» perchè lei vada a dormire con lui forse per qualche notte, forse per tutta la vita, per dargli modo di provare quell’amore del quale è incapace. Anni fa lo aveva splendidamente messo in scena Bob Wilson, con un grande Michael Piccoli e Lucinda Childs. Ora lo ripropone la regista inglese Katie Mitchell, in una versione teatral-cinematografica nella quale i protagonisti vengono filmati in diretta da tre cineprese. Lo spettacolo è in programma sabato 3 e domenica 4 al Teatro Carignano di Torino, poi al Teatro Argentina di Roma (l’8 e il 9), all’Arena del Sole di Bologna (dal 13 al 16), al Fabbricone di Prato (dal 20 al 23).
A conclusione delle manifestazioni per i dieci anni del Teatro Era di Pontedera, arriva sabato 3 e domenica 4 Il gabbiano nella graffiante messinscena di Oskaras Korsunovas. Il regista lituano si propone di andare al cuore del testo cechoviano, cogliendone quelle passioni – l’amore, l’odio, la gelosia – che secondo il suo punto di vista sono normalmente sepolte sotto gli artifici dello spettacolo, costumi, decori, apparati scenografici, e rendendo il pubblico partecipe del processo creativo.
Da domenica 4 all’Elfo Puccini di Milano è di scena uno stralunato professore, interpretato da Nicola Stravalaci, che, armato di dizionari, grammatiche, quaderni, lavagne, frustini per le punizioni degli alunni somari, tiene un’improbabile lezione di italiano scritta e diretta da Francesco Frongia. La lingua langue ovvero Come imparare la lingua italiana e vivere felici è uno spettacolo – lungo quanto una vera lezione scolastica, una cinquantina di minuti – che si propone di giocare con le parole «per liberare la potenza esplosiva del linguaggio».
Sempre a Milano, alla Sala Fontana, da martedì 6 è in programma il Platonov di Cechov nella messinscena di Marco Lorenzi con la compagnia Il mulino di Amleto: lo spettacolo, che ha debuttato lo scorso giugno al Festival delle Colline Torinesi, costituisce uno dei diversi casi in cui realtà teatrali di oggi sentono il bisogno di dialogare con l’autore russo morto all’inizio del Novecento, il più contemporaneo dei classici. Nell’affrontarne quest’opera giovanile, presentata con l’ironico sottotitolo Un modo come un altro per dire che la felicità è altrove, il regista cerca di mettere in diretta relazione attori e spettatori, in una condivisione di sentimenti.