Un Ballo nel passato inaugura il Regio di Parma

Un Verdi storico in tutti i sensi quello che ha aperto la stagione del Regio. Soprattutto per il recupero del glorioso allestimento datato 1913 e firmato dal maestro Giuseppe Carmignani. –Davide Annachini

 

La Stagione lirica 2019 del Teatro Regio di Parma non poteva che inaugurarsi nel nome di Verdi, con la proposta di una delle sue opere più belle come Un ballo in maschera, titolo da sempre popolarissimo ma che ai nostri giorni pone non poche difficoltà ad essere messo in scena con i dovuti meriti. L’occasione non si proponeva però solo sotto il profilo musicale ma anche per la singolare idea di recuperare uno storico allestimento del 1913, ritrovato con tutti i suoi fondali dipinti in un magazzino del teatro. Il nome di Giuseppe Carmignani oggi può dire forse poco o nulla rispetto ad altri rinomati scenografi di fine Ottocento, ma certamente la sua abilità prospettica, la maestria pittorica, la sensibilità romantica delle atmosfere rispondono alla migliore tradizione e alla grande scuola italiana in fatto di messinscena. Ovviamente questo recupero dichiaratamente archeologico potrà aver fatto storcere il naso ai cultori di certi allestimenti molto in voga oggi, stralunati nelle regie, agganciati a qualche trovata fine a se stessa e molto spessi importatori di squallore e bruttezza. Forse rispolverare ogni tanto non solo un fondale storico ma il ricordo di una bellezza lontana nel tempo può rappresentare un fatto culturale, nel rievocare la memoria di un’arte che fu. Le riesumazioni ottocentesche che proposero Visconti con le scene originali del Duca d’Alba di Donizetti per Spoleto o Lila de Nobili per l’indimenticabile Aida scaligera non furono operazioni puramente estetiche ma anche allestimenti di grande fascino e di grande successo.

Il pubblico di Parma è sembrato molto apprezzare anche questo Ballo storico – firmato con stile e misura dalla regia di Marina Bianchi e ripristinato nei fondali pittorici da Rinaldo Rinaldi, con il contributo di Leila Fteita per gli arredi, di Lorena Marin per i bei costumi, di Guido Levi per le luci – che rievocava quel centenario verdiano del 1913 in cui Parma schierò un fior fiore di ugole d’oro, da Giannina Russ a Rosa Raisa, da Titta Ruffo ad Alessandro Bonci, all’epoca l’interprete per eccellenza di quest’opera.

Al giorno d’oggi è impossibile rievocare anche quelle voci leggendarie ma tutto sommato il cast approntato dal Regio si è fatto apprezzare per alcune scelte felici e mai scontate. Quella di Saimir Pirgu si è rivelata ad esempio felicissima per un ruolo come Riccardo, di cui il tenore italo-albanese ha restituito la figura di sovrano illuminato e generoso grazie alla voce incisiva e svettante (fatta eccezione per qualche portamento di troppo nella salita all’acuto), alla dizione limpida e all’ espressività estroversa, al portamento elegante e all’ abbandono sentimentale. Applauditissimo dal pubblico più esigente in fatto di tenori, Pirgu ha condiviso il successo con l’Amelia di Irina Churilova, giovane soprano russo dalla vocalità ampia e avvolgente, di colore brunito e di considerevole estensione (il re sovracuto con cui ha concluso il terzetto dell’”orme spietate” è nota che solo la Callas e poche altre sono state in grado di concedersi), anche se da controllare in qualche emissione non sempre perfettamente centrata. Di grande impatto baritonale, per quanto un po’ monocorde, il Renato vibrante e severo di Leon Kim; molto interessante l’Oscar di Laura Giordano, dalla voce intensa e dall’interpretazione aliena dalle zuccherosità di tradizione; efficace, nonostante le discrepanze evidenti tra un registro e l’altro, l’Ulrica di Silvia Beltrami e bravi tutti gli altri interpreti, Fabio Previati (Silvano), Massimiliano Catellani (Samuel), Emanuele Cordaro (Tom), Blagoj Nacoski (Giudice/Servo di Amelia).

Particolarmente riuscita la direzione di Sebastiano Rolli, varia nei felici passaggi dallo stile brillante a quello drammatico e appassionata nello slancio sentimentale, grazie anche al buon contributo dell’Orchestra Filarmonica Italiana e di quella Giovanile della Via Emilia. Positive le prove del Coro del Teatro Regio preparato da Martino Faggiani e del Corpo di Ballo Artemis Danza diretto da Michele Cosentino.

Successo generoso di pubblico.