È questa la spiazzante domanda alla quale il gruppo cileno della Re-sentida, appuntamento più atteso del Festival di Santarcangelo, si pone in uno spettacolo a tinte forti, provocatorio e ambiguo – Maria Grazia Gregori
L’11 settembre del 1973, preceduto da una serie di manifestazioni in tutto il mondo in difesa del governo democratico di Salvador Allende, il presidente socialista del Cile tenne il suo ultimo discorso pubblico alla nazione in cui denunciava le manovre, i tradimenti di chi gli aveva giurato fedeltà. Poco dopo il palazzo della Moneda, sede del governo, venne bombardato e Allende si suicidò per non cadere nella mani di Pinochet che instaurò una durissima, sanguinaria dittatura durata ben diciassette anni.
Per chi ha vissuto anche da lontano quei fatti, la figura di Allende, il suo tentativo di costruire una rivoluzione pacifica e democratica, restano un ricordo vivo e incancellabile. Il gruppo cileno La-resentida, invece, nato nel 2007 da artisti massimo quarantenni e più lontani dal culto dell’icona Allende con il desiderio – non tanto storico quanto grottesco – di riappropriarsi, di vivisezionare un padre della patria, si chiedono che cosa sarebbe successo se Allende si fosse dimesso, come nel loro spettacolo – La imaginación del futuro – gli consigliano i suoi ridicoli ministri, se..
Non importa se noi e loro siamo perfettamente consapevoli che la storia non si fa con i se: l’intento iconoclasta che mette in rilievo debolezze del presidente (le sue relazioni extraconiugali, i figli illegittimi mai riconosciuti, la cocaina – peraltro affermazione di fantasia, come ci si dice – allora quasi sconosciuta in Cile e che semmai riguarda l’oggi del Paese) è proprio dissacratorio nei confronti di una “nostalgia ereditaria” per Allende, da rivedere con chiavi contemporanee nel tentativo di rileggere qui e ora (da qui il nome del gruppo che significa rispiegare, risentire) di analizzare provocatoriamente e con qualche ambiguità, la violenta storia politica del Cile.
Lo spettacolo, che è stato senza dubbio il cuore del Festival di Santarcangelo di quest’anno, presentato a gennaio 2014 a Santiago con dure critiche sia da sinistra che da destra e in questi giorni in scena anche al Festival di Avignone, è di fortissima drammaticità, resa ancor più incisiva se riletta alla luce di una sulfurea, agghiacciante ironia.
Messo in scena da Marco Layera e interpretato da attori formidabili, lo spettacolo si pone e ci pone domande scomode: la rivoluzione democratica pacifica di Allende è stata davvero una rivoluzione o solo un’utopia? La rivoluzione è possibile solo con le armi e con il sangue e con un cambiamento violento della società? Gli stendardi con le effigi di Che Guevara e di Fidel Castro sembrerebbero dirci di no oppure (la domanda è mia) la dissacrazione collettiva dei miti nella storia cilena riguarda anche loro?
Il linguaggio, sia parlato che visivo è diretto, immediato e arriva al pubblico con grande forza, come arriva la certezza che gli interpreti vogliono comunicarci che alla radice di tutto sta un loro presente ancora violento e accidentato. In un set cinematografico guidato con mano ferrea da un regista, popolato di personaggi ridicoli, la figura di Allende, sempre più taciturno e come prosciugato dagli anni (che non ha vissuto), viene triturata in una specie di balletto tragico, con azzardi storici così come il suo tragico, drammatico discorso finale, retorico ma pieno di pathos reale, è ossessivamente ripetuto a brandelli e continuamente interrotto alla ricerca di un modo di rivolgersi alla gente che tenga conto dei moderni sistemi di comunicazione di massa, simbolo, in questo caso dichiarato, di una cultura televisiva violenta dimentica del passato, della sua memoria e del senso della storia così tipica del nostro presente.
La imaginación del futuro
regia Marco Layera
aiuto regia Nicolás Herrera
drammaturgia La Re-sentida
con Rodolfo Pulgar, Carolina Palacios, Benjamín Westfall, Diego Acuña, Carolina de la Maza, Benjamín Cortés, Pedro Muñoz, Sebastián Squella, Rocco Bellavista
progettazione Pablo de la Fuente, Cristian Reyes
video Karl Heinz Sattler
suono Marcello Martínez
assistente di scena Valeria Aguilar
assistente del suono Alonso Orrego
vocal trainer Ema Pinto
allenatore Paula Sacur, Felipe Vera
co-produzione Teatro La Resentida – Terni Festival (Italia) – Fundación Teatro a Mil
traduzione Chiara Vettori
presentato a Santarcangelo •14
in collaborazione con Festival d’Avignon