In cui si torna a parlare di come cambia il pubblico del teatro e di come nascano nuovi luoghi in cui trovare spettacoli di qualità, fuori dai circuiti ufficiali – Renato Palazzi
È stato bello vedere lo spazio Zona K di Milano pieno all’inverosimile per Emily, la nuova tappa del lavoro di Milena Costanzo sulla vita e le opere di Emily Dickinson, con liste d’attesa e lunghe code al botteghino: sì, d’accordo, la sala non è grande, si riempie facilmente, e poi lo spettacolo veniva presentato nel programma di Danae, un festival che in genere richiama di per sé. Però non era ugualmente scontata questa affluenza e partecipazione a uno spettacolo non propriamente di consumo, e in una sede all’apparenza defilata: l’impressione è che il vero pubblico teatrale di oggi – attento e curioso – sia proprio questo delle piccole ribalte off dove si propongono esperienze fuori dai canoni, un pubblico che non metterà mai piede al Carcano o al Manzoni. Credo che nel ridisegnare la nuova Milano che sta cambiando bisognerà tenere conto anche di questi aspetti.
Vale la pena di tenere d’occhio i programmi del LAC, Lugano Arte e Cultura, il centro espositivo e teatrale ticinese recentemente inaugurato sulla riva del lago (foto): potrebbe diventare un punto di riferimento anche per tutta l’Italia settentrionale. La struttura architettonica, assai imponente, è elegante e funzionale, la sala che accoglie gli spettacoli ha più l’aspetto di un auditorium che di un teatro, ma è comoda e attrezzata di tutto punto, 1000 posti e una stagione stimolante – dalla Calamaro a Tiezzi, da Brook a Latella – sotto la direzione artistica di Carmelo Rifici. Negli spazi museali, da vedere importanti opere pittoriche di Balla, Depero, Klee, Fontana, le marionette di Depero per i Balli plastici, le splendide sculture di Giacometti. Fra le mostre temporanee, ci sono le suggestive sculture di luce di Anthony McCall.
Nelle foto, sculture di luce di A. McCall esposte al LAC di Lugano