Il balletto classico in Italia può ormai contare su pochissime oasi. La Scala e l’Opera di Roma, dove da qualche mese la stella Eleonora Abbagnato ha preso le redini della compagnia. Siamo andati a vedere uno dei suoi ambiziosi progetti. –Silvia Poletti
In attesa di vedere che piega prenderà il Balletto della Scala di Milano targato Mauro Bigonzetti ( in piena funzione come direttore della compagnia dal primo marzo), siamo andati all’Opera di Roma per vedere l’altra compagnia ‘classica’ italiana ancora in piena azione. La compagnia è, come si sa, diretta dal settembre scorso da Eleonora Abbagnato, tuttora in attività come etoile al Balletto dell’Opéra di Parigi dove la sua bellissima carriera è fiorita, e anche impegnata in apparizioni italiane qua e là nelle vesti della Carmen di Amodio, con formazioni minori ‘di giro’.
Ci dicono tuttavia che al Balletto romano e al suo rilancio/consolidamento la stella siciliana stia dedicando moltissime energie, per altro molto sostenuta dal sovrintendente Fuortes, che sta promuovendo la compagnia con i colleghi delle fondazioni e punta a presentarla anche in quelle sedi operistiche ormai orfane di corpi di ballo interni, nell’ottica di quel famoso progetto ventilato a suo tempo dall’ex direttore generale MIBACT Salvo Nastasi ( una, massimo due compagnie di balletto italiane per tutti i teatri d’opera) e che quatto quatto sta di fatto prendendo forma.
Dopo lo Schiaccianoci di Giuliano Peparini con cui ha aperto la sua prima programmazione ufficiale inanellando un colpaccio al box office, Eleonora ha calato subito un ‘carico’ proponendo un programma tanto bello quanto ambizioso.
Bello perché fondato su un capolavoro coreografico di irraggiungibile bellezza e geniale ispirazione – Serenade sull’omonimo Ciaikovsky, a firma George Balanchine – e su due pagine virtuosistiche e di zampillante inventiva coreografica ( The vertiginous thrill of exactitude di Forsythe e il terzo atto di Raymonda, Nureyev da Petipa), con incastonato Closer un duetto lirico/atletico su musica di Philip Glass eseguita al pianoforte da Enrica Ruggiero e firmato dal coreografo più popolare del momento ( vuoi anche per il forfait dopo diciotto mesi di direzione parigina) Benjamin Millepied, interpretato per l’occasione dalla stessa Abbagnato con il collega francese Florian Magnenet. L’ambizione sta proprio nell’esigentissimo ventaglio stilistico squadernato, dal lirismo neoclassico di Balanchine all’esilarante tecnicismo postaccademico di Forsythe, fino all’accurato rimando alla preziosa danza di carattere che innerva tutta la coreografia di Raymonda con echi di danze ungheresi che colorano anche le variazioni dei solisti: un vero banco di prova fatto di impegno e di rigore tecnico, di comprensione stilistica e di sensibilità interpretativa.
Com’è andata? Considerando la complessità del programma e il fatto non irrilevante che il corpo di ballo, fino a qualche mese fa era sull’orlo del licenziamento insieme a tutti i complessi dell’Opera e ora si avvale anche di giovani ballerini ‘aggiunti’ che devono fondersi in un ensemble omogeneo, la resa è stata incoraggiante.
Lo spettacolo è elegante, curato visivamente, con musica bellissima, suonata dall’orchestra romana sotto la bacchetta esperta di David Gartforth. I cinque di Vertiginous , le tre ragazze (Cianci, Bidini e Loro) e i due ragazzi ( Cocino e Vinci) hanno ballato generosamente, premendo sull’acceleratore e mantenendo la tensione elettrizzante per tutto l’indiavolato intrico di passi di scuola frullati da Forsythe; in Serenade, ancora privo di quello struggente mistero che ammanta soprattutto l’Elegia finale, l’ensemble è stato diligente e hanno comunque ben figurato Marianna Suriano nel ruolo della jumping girl, Alessandra Amato e Michele Satriano.
Nella pompa di Raymonda, banco di prova per lo stile classico doc, abbiamo infine visto accanto a Satriano Rebecca Bianchi, che Abbagnato ha promosso d’ emblé al ruolo di prima ballerina durante il passato Schiaccianoci. Rebecca è senz’altro un talento da proteggere e far fiorire, mettendola non solo di fronte a ruoli da far tremare i polsi ( come in questo caso) ma facendola, come tutti i suoi colleghi, ballare il più possibile. Non c ‘è dubbio che la direttrice abbia ben chiaro l’obiettivo.
Visto a Roma, Teatro dell’Opera, 27 febbraio 2016 ( matinée)
Grandi Coreografi
Balanchine/Millepied/Forsythe/Nureyev
Etoiles, primi ballerini solisti e corpo di ballo dell’Opera di Roma
foto di apertura e della gallery Teatro dell’Opera di Roma/ Yasuko Kageyama
Fuortes, non Fuertes!
Corretto, grazie Fabio!
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