Il regista Claudio Autelli si rifà a un segno stilistico tra Kafka e Magritte più che all’universo di Topor, autore della pièce efficacemente messa in scena e recitata dalla compagnia LAB121 al termine di un progetto di crownfounding – Renato Palazzi
Dopo il felice esito de L’insonne, il suo precedente spettacolo, che ha vinto premi ed è stato apprezzato dal pubblico, il trentanovenne Claudio Autelli – uno dei registi più interessanti della sua generazione – cercava evidentemente l’occasione di ricreare la cifra onirica, le atmosfere sospese che improntavano quella raffinata messinscena. Ricavato da un romanzo di Agota Kristof, Ieri, incentrato su una vicenda scontornata, impalpabile, all’incerto confine tra dentro e fuori, L’insonne portava probabilmente a compimento qualcosa cui Autelli aspirava da tempo, una dimensione trasognata che lui già aveva sperimentato con minor fortuna, ad esempio, in un Romeo e Giulietta di qualche anno fa.
L’opportunità che aspettava gli si è ora presentata sotto forma di un altro testo letterario, L’inquilino del terzo piano del pittore e illustratore francese Roland Topor, grande evocatore di fantasie febbrili, fondatore con Alejandro Jodorowski e Fernando Arrabal del movimento surrealista Panico. A questo stesso romanzo aveva attinto quarant’anni fa Roman Polanski per l’omonimo film. Ma non credo che ad Autelli interessasse un confronto col linguaggio cinematografico: ciò che gli stava a cuore in questo caso era la possibilità di rimettere mano a un’immagine sfuggente della realtà, a uno specchio scuro in cui le cose e le persone non sembrano mai fino in fondo né ciò che appaiono, né ciò che sono davvero, ma restano sradicate a mezza strada fra le due dimensioni.
L’inquietante trama de L’inquilino ruota attorno al nuovo affittuario di un appartamento la cui precedente occupante si è buttata dalla finestra. Subito dopo esserle subentrato, l’uomo, un impiegato polacco di nome Trelkowski, comincia a notare – o crede di notare – strani comportamenti negli altri abitanti della casa. A poco a poco si convince che sia in atto un complotto nei suoi confronti per trasformarlo in Simone Choule, la suicida, cui aveva fatto visita in ospedale. E la metamorfosi, imprevedibilmente, avviene davvero: Trelkowski si mette a vestire come Simone, ad agire come lei, finché si butta a sua volta dalla finestra. Morirà esattamente come aveva visto morire la donna, catturato da un’oscura trappola del tempo o del destino.
Ma non è tanto questo epilogo da thriller metafisico il nucleo portante dello spettacolo di Autelli: al centro degli avvenimenti c’è soprattutto – mi pare di poter dire – quel divenire altro da sé, quello smarrirsi nell’identità di una persona diversa, o semplicemente di un proprio “doppio”, maschile o femminile poco importa, di una propria enigmatica proiezione. Più in generale, è sul tema dell’io che ha lavorato il regista, sulla labilità dell’io come emblema o come sintomo di una più ampia inconsistenza del reale. E il suo principale risultato è il modo in cui ha cesellato nei dettagli quello che risulta a tutti gli effetti un clima totalmente, perfettamente kafkiano.
Da un racconto di Kafka sembrano usciti quel padrone di casa insinuante e persecutorio, quell’incalzante commissario, espressioni di un’autorità tanto più sinistra e invadente quanto più investita di un potere irrilevante. Da una pagina del Processo o del Castello pare arrivare direttamente quel protagonista insensatamente passivo e sottomesso, pronto ad accettare le più ingiustificate persecuzioni come parte integrante della propria sorte, una grigia e indistinta figuretta schiacciata da un mondo di cui non capisce le regole, ma che ad esse deve piegarsi supinamente. Il fatto stesso di scoprirsi un individuo diverso da quello che pensava di essere, così all’improvviso, senza apparente ragione, rimanda alla stralunata inventiva dell’autore praghese.
A un segno stilistico tra Kafka e Magritte, più che all’universo di Topor, si rifà anche l’immaginario visivo messo a punto dal regista, quei personaggi con teste di animali, quelle sagome umane che si intravedono appena dietro porte dai vetri opachi, quel padrone di casa raffigurato come un gobbetto sfuggente, sempre intento a spiare. A rendere la storia ancora più enigmatica contribuiscono anche i suoni astratti, irreali che la scandiscono costantemente in sottofondo. I bravi attori, ben diretti da Autelli, un po’ recitano, un po’ raccontano, descrivendo in terza persona ciò che pensano e ciò che fanno, secondo una modalità di approccio ad opere narrative ormai diffusa e collaudata.
Lo spettacolo, realizzato dalla compagnia LAB121 anche grazie a un originale progetto di crowdfounding che potrebbe aprire la strada ad altre esperienze consimili, è molto curato, molto misurato, forse solo lievemente monocorde: soprattutto quando Trelkowski, al culmine della sua mutazione fisica, prende a calzare la parrucca che ha trovato appesa alla porta e a indossare abiti femminili, si potrebbe avvertire l’esigenza di una variazione ritmica, di uno scarto, col definitivo passaggio dall’azione “detta”, evocata verbalmente a un’azione più concretamente e intensamente “agita”, dove quell’allucinata identificazione con la morta prenda un ulteriore, agghiacciante risalto.
Visto alle Manifatture Teatrali Milanesi – Teatro Litta
L’inquilino
tratto da «L’inquilino del terzo piano» di Roland Topor
traduzione: Giovanni Gandini
adattamento e regia: Claudio Autelli
scene: Maria Paola Di Francesco
Luci:Giuliano Bottacin
suono: Fabio Cinicola
con: Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù, Marcello Mocchi
Co-produzione con Fondazione Campania dei Festival in collaborazione col Teatro del Cerchio di Parma
Tournée L’insonne:
giovedì 14 aprile alle 21:15
Teatro Comunale di Castiglion Fiorentino
(per Fondazione Toscana spettacolo) in Via Trieste 7 – 52043 Castiglion
Fiorentino (AR)
venerdì 15 aprile alle 21:15
Teatro Excelsior di Reggello
(per Fondazione Toscana spettacolo) in Via Dante Alighieri 7 – 50066 Reggello (FI)
giovedì 21 aprile alle 21:00
Teatro Flavio Vespasiano di Rieti
(per ATCL) Via Giuseppe Garibaldi – 02100 Rieti (RI)
venerdì 6 maggio
Teatro Comunale di Casalmaggiore
(per Casalmaggiore) Via Cairoli 53 – 26041 Casalmaggiore (CR)
martedì 17 maggio alle 21:00
Teatro Sanzio di Urbino
(per AMAT) Corso Giuseppe Garibaldi – 61029 Urbino (PU)
mercoledì 18 maggio
Teatro dei Rozzi di Siena
(per Straligut Teatro) Piazza Indipendenza 15 – 53100 Siena (SI)
mercoledì 15 giugno
Festival delle Colline Torinesi
Teatro Lavanderia al Vapore di Collegno
(per Piemonte dal Vivo) Corso Pastrengo 51 – 10093 Collegno (TO)
giovedì 20 ottobre
Teatro Massimo di Cagliari
(per CEDAC) Via E. De Magistris 12 – 09123 Cagliari (CA)
venerdì 21 ottobre
Teatro Massimo di Cagliari
(per Teatro Stabile di Sardegna) in Via E. De Magistris 12 – 09123 Cagliari (CA)