Nell’ultimo giorno della 46esima edizione del Festival svelato il nome di chi succederà a Silvia Bottiroli: si tratta della bielorussa Eva Neklyaeva – Enzo Fragassi
La quarantaseiesima edizione del Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo è andata in archivio ancora col “botto”. Quest’anno però non è stato un inutile e pretestuoso polverone legato a uno degli spettacoli in programma a far parlare ma la notizia della successione alla direzione artistica, che Silvia Bottiroli ha lasciato anzitempo ma comunque dopo cinque intensi anni in cui, da sola o in collaborazione con altri, ha restituito a uno dei più importanti festival di teatro di ricerca d’Europa un’identità e una direzione precise. La notizia è stata lo svelamento in diretta del suo successore: Eva Neklyaeva (a sinistra nella foto), trentaseienne bielorussa di origine ma residente a Helsinki dal 2000.
Una “papessa straniera” dunque, per il festival che nel 2015 ha ricevuto il prestigioso “EFFE Award”, premio internazionale promosso dalla Commissione Europea che ha visto oltre 1000 festival candidati. Una scelta, quella di Neklyaeva, che non ha mancato di suscitare reazioni contrapposte. Va detto – lo ha ricordato anche la giovane sindaca di Santarcangelo, Alice Parma, presente con Silvia Bottiroli alla conferenza stampa conclusiva – che il metodo seguito per la designazione, una chiamata internazionale che ha raccolto 75 progetti, 53 dall’Italia e 22 dall’estero, mette al riparo da ogni sospetto. È semmai l’esito ad aver lasciato perplessi quanti, e sono la maggioranza, non conoscevano affatto o conoscevano appena Neklyaeva.
A scorrere la biografia approntata dall’ufficio stampa del festival si apprendono dettagli interessanti sulla vita e sulle scelte professionali del neodirettore, che ha candidamente ammesso di non aver messo in conto di trasferirsi a Santarcangelo fino a quando, una settimana prima, una telefonata dall’Italia le ha annunciato l’avvenuta nomina che avrà effetto sulle prossime tre edizioni del festival, dal 2017 al 2019. Nata in Bielorussia e laureata in critica d’arte a Minsk, Neklyaeva si è trasferita ventenne a Helsinki anche per ragioni politiche, essendo figlia di Uladzimir Niakliaeu, poeta dissidente e candidato sconfitto nel 2010 alle presidenziali contro l’inaffondabile “zar” Aleksandr Lukashenko, in sella dal 1994 in uno degli ultimi regimi post-comunisti al mondo. Specializzatasi a Helsinki in gestione di eventi artistici, Eva, che non conosceva il finlandese, in sedici anni ha messo in fila la direzione per sei anni di fila del festival internazionale di teatro contemporaneo Baltic Circle, la fondazione nel 2014 di Wonderlust, manifestazione che indaga in particolare le tematiche gender e la direzione di Checkpoint Helsinki, centro culturale distintosi nella promozione artistica e nel rapporto tra spazio pubblico e arte.
Non sfugge naturalmente che tutto ciò sia avvenuto in un’unica città, la fredda Helsinki, la scandinava Helsinki, la capitale di uno dei Paesi che in tutto il mondo viene preso a esempio di virtuosa gestione della cosa pubblica e in cui la (scarsa) popolazione (circa 4 milioni e mezzo, quanti ne conta la sola Emilia-Romagna) fa a gara nell’agevolare lo Stato nei suoi compiti di indirizzo e controllo democratico. Sarà quindi tutto da scoprire il talento di Neklyaeva nel gestire le complesse e delicate e variegate relazioni che reggono le sorti del festival di Santarcangelo a latitudini più “calde”. Ma stupisce anche, e soprattutto, che nessuno dei 53 progetti “made in Italy” abbia convinto la commissione di valutazione formata ad hoc. Tutti progetti affetti da provincialismo? Tutti “azzoppati” da veti incrociati? Oppure si è deciso di “guardare fuori” per non doversi poi destreggiare in imbarazzanti spiegazioni ex post con gli esclusi? Domande legittime alle quali, in nome della trasparenza, si cercherà di dare risposta nelle prossime settimane ma ormai, come si dice in questi casi, “il dado è tratto”. E allora conviene provare a individuare nel percorso artistico del neo-direttore artistico il segno di una continuità, il seme di una nuova progettualità che potrebbe germogliare al caldo sole romagnolo la prossima estate.
Silvia Bottiroli, festeggiatissima, commossa ma anche estremamente lucida nel tracciare un sintetico bilancio del suo quinquennio nel giorno dell’addio a Santarcangelo, ci viene in aiuto: la sua direzione ci ha infatti consegnato un festival “risanato” nella sua autorevolezza internazionale, ritornato a essere crocevia di strade che da tutta Europa e da altri Paesi del mondo convergono nel centro romagnolo non solo durante le due settimane del festival ma anche e soprattutto nei mesi che lo precedono. “Le cose più importanti sono quelle che non si vedono”, ha ricordato Bottiroli. Molte di quelle strade puntavano da tempo proprio verso i Paesi scandinavi, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca e i programmi delle ultime edizioni del festival sono lì a testimoniarlo. Il teatro di ricerca, le “performing arts” che nascono e si formano in quei Paesi godono di un ambiente favorevole, ricco di vivaci contraddizioni, di contrasti anche violenti che stimolano la creatività di talenti ben supportati dalla macchina statale delle sovvenzioni e dei centri di ricerca. Non è insomma un paradiso, ma un mondo in cui le idee hanno modo di svilupparsi con una certa agilità e in totale libertà. In questo “ecosistema” il talento gestionale di Eva Neklyaeva si è formato ed è sbocciato; dunque il biondissimo e grazioso neodirettore, coi suoi 36 anni, è ella stessa, con la sua persona e la sua biografia, il segno di una continuità programmatica, coerente con l’impostazione condivisa anni fa dalle istituzioni e dagli enti territoriali locali e regionali nel momento del rilancio del festival dopo un periodo di appannamento.
Lei, Eva, apparsa inevitabilmente un po’ sorpresa dall’interesse piovutole addosso in poche ore, ha voluto rendere omaggio al lavoro svolto da Bottiroli riallacciandosi al concetto di “generosità” che ha contraddistinto le pagine più belle degli ultimi cinque anni e il rapporto con il tessuto sociale di Santarcangelo, dove ha promesso di stabilirsi dopo l’estate. Appena il tempo insomma di fare le valigie e di cominciare ad apprendere qualche parola di italiano (e di dialetto romagnolo). L’appuntamento sarà infatti in autunno, quando la sindaca ha preannunciato un primo momento di approfondimento sui temi portanti della prossima edizione. Le incognite sono insomma molte, ma va comunque dato atto agli organismi direttivi di Santarcangelo di aver compiuto una scelta coraggiosa, capace di rimescolare le carte dopo un quinquennio che, in vista del traguardo dei cinquant’anni di vita del festival che cadrà nel 2020, verrà ricordato comunque come uno dei più incisivi. In fondo, anche gli accademici di Svezia, sovvertendo ogni previsione della vigilia, hanno assegnato nel 2015 a una bielorussa, la giornalista e scrittrice dissidente Svetlana Aleksievič, impegnata nella difesa dei diritti civili e politici dei suoi connazionali, il Nobel per la letteratura. Un altro segnale, un secondo indizio. La “prova” si avrà però soltanto dai fatti.