A Milano “Enduring freedom” è la seconda parte del poderoso affresco sulla storia dell’Afghanistan allestito da Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani. Scopri gli altri debutti da non perdere – Renato Palazzi
È in scena da martedì 23 all’Elfo Puccini di Milano Enduring freedom (foto), la seconda parte del vasto e sfaccettato progetto drammaturgico – firmato da un gruppo di diversi autori inglesi – da cui Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani hanno ricavato un poderoso affresco sulle vicende storiche e politiche di un Paese cruciale, da sempre al centro di sanguinosi conflitti come l’Afghanistan. La prima parte, Il grande gioco, è stata presentata all’inizio del 2017, quella attuale ha debuttato lo scorso luglio al Napoli Teatro Festival, e ora si potranno vedere entrambe a settimane alterne, o tutte e due insieme in quattro lunghe maratone domenicali, fino al 25 novembre.
Dopo avere affrontato, una decina d’anni fa, Santa Giovanna dei macelli, Elena Bucci e Marco Sgrosso tornano a Brecht di cui allestiscono L’anima buona del Sezuan: il testo, già oggetto di storiche messinscene, da Benno Besson a Giorgio Strehler, traccia un’acre parabola sull’impossibilità di essere buoni, in cui la prostituta Shen Té, premiata dagli dei per la sua generosità, deve inventarsi un cattivo cugino Shui Tà, di cui assume il travestimento per difendersi dagli assalti di ogni sorta di profittatori. In una Cina immaginaria, tutti gli attori indossano maschere che accostano i personaggi a quelli della Commedia dell’Arte. Lo spettacolo, coprodotto dal Centro Teatrale Bresciano e da Emilia Romagna Teatro, è da martedì 23 al Teatro Sociale di Brescia.
Promette suggestioni insolite il Riccardo3 di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, un adattamento del celebre dramma shakespeariano firmato da Francesco Niccolini e proposto in prima nazionale, sempre da martedì 23, all’Arena del Sole di Bologna. È una vera e propria riscrittura della vicenda del re deforme, ambientata in una stanza d’ospedale – un istituto psichiatrico o un manicomio criminale – dove si tenta un esperimento terapeutico che consiste nel porre il paziente di fronte alle colpe di cui si è reso responsabile in passato. Vetrano indosserà i panni di Riccardo, Randisi quelli di Lady Anna, e con Giovanni Moschella si dividerà tutti gli altri personaggi.
Da vedere, sempre dal 23 ottobre al Teatro Astra di Torino, Avevo un bel pallone rosso, un inquietante testo di Angela Dematté su Mara Cagol, la moglie di Renato Curcio e co-fondatrice delle Brigate Rosse, nella lucida, serrata regia di Carmelo Rifici, che già lo aveva allestito anni fa: la trasformazione ideologica di una ragazzina di Trento in una belva senza pietà viene ricostruita attraverso i suoi incontri col padre, un signore d’altri tempi che si sforza drammaticamente di capire ciò che non può che sfuggire alla sua comprensione. Lo spettacolo, ottimamente interpretato da Francesca Porrini e Andrea Castelli, riversa sullo spettatore i fantasmi dell’epoca (più terribile nella storia della Repubblica.
Nella stessa sera, al Teatro Franco Parenti di Milano arriva Il giardino dei ciliegi in una singolare versione del gruppo Kepler-452 che intreccia il capolavoro cechoviano con una vicenda reale: nello spettacolo, che ha per sottotitolo Trent’anni di felicità in comodato d’uso, i ruoli di Ljuba e Gaev, i proprietari della tenuta che verrà venduta all’asta, sono infatti affidati a due non-attori, Annalisa e Giuliano Bianchi, che hanno vissuto per trent’anni in una casa colonica bolognese, concessa dal Comune in comodato d’uso, occupandosi dell’accoglienza di animali esotici, fino allo sfratto, nel 2015, per dare spazio al grande parco alimentare FICO.