Il nuovo lavoro di Barokthegreat, frutto di un intenso lavoro di formazione e condivisione, ha concluso la 30° edizione del festival svizzero di arti performative – Andrea Falcone
Ogni Festival segue la sua strada, ci dice Veronique Ferrero Delacoste, direttrice del Far° Festival des Arts vivants di Nyon, andato in scena dal 13 al 23 agosto. La particolare rassegna, più che una vetrina per presentare spettacoli, offre agli artisti, al pubblico e agli operatori la possibilità di vivere un’esperienza integrale, fatta di laboratori, dibattiti e performance, in territori di confine, sia tra gli spazi urbani che tra le discipline.
È in quest’ottica che Nyon ha iniziato a essere attraversata dalla scena italiana, ospitando negli ultimi anni artisti come Elisa Fontana e Paola Lilli, Strasse, Codice Ivan, e accogliendo a più riprese gli svizzeri italiani Trickster-p, per un continuo e diversificato lavoro sul territorio. Queste pratiche di disseminazione culturale innescano negli abitanti reazioni di straniamento, ma anche emulazione, partecipazione artistica e quindi politica. Sono processi in grado di qualificare e trasformare i progetti ancor più delle aspettative sul prodotto finale, che può diventare così radicato nel contesto, o radicale, da risultare difficilmente replicabile.
Alla crescente frequentazione della scena italiana, il Far° quest’anno ha associato un rinnovato impegno produttivo, per il nuovo spettacolo di Barokthegreat, intitolato Victory Smoke. Il progetto, a prima vista più tradizionale, nasconde una preparazione fuori dal comune.
Tutto nasce con Palestra Espressiva, programma di allenamento per la danza contemporanea elaborato da Barokthegreat e proposto a Verona dal 2012. Da quest’esperienza proviene il cast di Victory Smoke: tre dei danzatori che affiancano la coreografa Sonia Brunelli hanno partecipato al progetto di formazione, mentre il quarto viene reclutato in loco poco prima di ogni replica, dando ai metodi elaborati nella palestra un’ulteriore prova di valore.
Di cosa tratta lo spettacolo? Il titolo ricalca una forma gergale inglese: rimanda al gesto di accendersi una sigaretta una volta concluso un lavoro. Ma la diade di vittoria e fumo conduce ad altre considerazioni, di tipo esistenziale: racconta dell’aleatorietà di ogni conquista, insinua il dubbio che ogni successo possa concludersi in un nulla di fatto. Il termine contiene anche una precisa indicazione coreografica, rinviando a un tipo di movimento (quello circolare del fumo che sale) e a un tipo di costruzione visiva, fatta di chiaroscuri e sfumature.
Lo spettacolo si concretizza in una scena espansa e avvolgente. Una grande scultura bianca, simile a una roccia, sta sospesa a due metri dal tappeto da danza, provocando la vertigine di un ribaltamento di prospettiva. Il disegno dello spazio nasce dal dialogo dei performer con Dafne Boggeri, artista visiva che firma anche i progetti grafici della compagnia. Il movimento dei corpi è continuo ed evasivo, attenuato dai costumi neri e coprenti e dal dosaggio della luce. Nelle parti corali il gesto coreografico sviluppa due qualità opposte, tra la muta iperattività delle gambe, che sostiene il moto della schiera dei danzatori, e la sensuale espressività degli arti superiori, sempre in cerca di contatto, appoggio, attraversando forme di esultazione.
In questo contesto, la musica guadagna e crea uno spazio ulteriore. Le chitarre e le percussioni, suonate da Leila Gharib e Francesco Fuzz Brasini, tra cambi di tono, slittamenti, sfasature, raccontano la propria storia, condizionando la lettura delle figure in scena. Quando la luce viene meno, battiti, schiocchi, frustate, modificano la percezione dello spazio e portano lo spettatore in quell’atmosfera di attenzione aumentata, sparizione dei punti di riferimento, suggerita dal titolo Victory Smoke.
Lo spettacolo, dal fascino discreto e insidioso di una figura nascosta dal fumo, invita e confonde; ha il merito d’introdurre nuove dinamiche tra le figure danzanti e tra le componenti della creazione, dove coreografia, impianto visivo, musica, creano percorsi eccentrici e perturbazioni nuove. È così che questa produzione ha catturato l’attenzione di enti e istituzioni che non cercano tanto dei “prodotti di settore”, quanto delle proposte capaci di generare idee e stili di vita, trovando ambiti ed esiti ulteriori alla creazione. Una sensibilità, questa, che può di certo contribuire al rilancio del ruolo delle arti performative, se non rimane confinata all’interno di (pochi) festival “di confine”. Victory Smoke sarà prossimamente in scena allo Short Theatre di Roma (12/09) e allo Steirisches Herbst di Graz, in Austria.
Visto a l’Usine à Gaz, Nyon (CH), nel contesto della 30° edizione del Far° Festival des Arts Vivants
Victory Smoke
ideazione, scena e costumi Barokthegreat
con Dafne Boggeri, Francesco Fuzz Brasini, Sonia Brunelli, Marzia Dalfini, Leila Gharib, Alessio Mazzaro, Livia Rossi
coreografia Sonia Brunelli
musica originale live Leila Gharib, Francesco Fuzz Brasini
performers Alessio Mazzaro, Livia Rossi, Marzia Dalfini, Sonia Brunelli
luci e dispositivo Dafne Boggeri
collaborazione teorica Piersandra Di Matteo
realizzazione elemento scenico Plastikart
realizzazione costumi House Of Spectra
produzione Xing/Live Arts Week (Bologna)
co-produzione steirisches herbst festival (Graz), Far°Festival (Nyon)
col sostegno di Santarcangelo 12 • 13 • 14 Festival Internazionale del Teatro in piazza, Interzona (Verona)