Yasmeen Godder

See her change di Yasmeen Godder

Yasmeen Godder ha chiuso la 28ª edizione di Romaeuropa Festival con una pièce percorsa da un’incessante ricerca formale: “See her change”, ovvero “vederla cambiare”Andrea Falcone


Col suo ultimo lavoro, la coreografa israeliana Yasmeen Godder si addentra nella riflessione di genere, per affrontare un tema legato all’identità e alla condizione femminile, dando un nuovo esito a un percorso produttivo – quasi ventennale – segnato da indimenticabili pezzi, con figure di donne scatenate, selvagge, irraggiungibili (si pensi a Two Playful Pink, creato nel 2003 per il Suzanne Dellal Center di Tel Aviv o al più recente Love Fire, presentato in Italia durante Primavera dei Diritti a Bari e all’Operaestate Festival di Bassano del Grappa nel 2011).

In See her change, la coreografa asseconda l’aspettativa – o il pregiudizio – che fa della mutevolezza una delle più sicure caratteristiche femminili. Lei stessa, in scena con le collaboratrici Dalia Chaimsky e Shuli Enosh, si fa oggetto di quel ritocco quotidianamente desiderato, sollecitato, o imposto, da parte di una società sempre in cerca di nuovi modelli di fisicità e comportamento. Coazioni a ripetere il gesto di spogliarsi, buttarsi a terra e farsi guardare, motivetti orecchiabili, sequenze di gesti quotidiani legati all’eros e alla sua spettacolarizzazione, sono solo alcuni degli elementi che compongono un ritratto ridicolo e crudele di tre donne di fronte ai propri riferimenti estetici, alla sicurezza di essere viste, alla paura di non essere abbastanza interessanti.

Sono ricordi personali, scene di vita delle interpreti, che compongono i materiali delle sezioni danzate; ad essi si mescolano riferimenti filmici (all’immortale Marlene Dietrich, ma anche a Gelsomina, la clown interpretata da Giulietta Masina nel felliniano La Strada) e teatrali, in particolare agli show di fenomeni, nati in America nella seconda metà dell’Ottocento e legati alle Esposizioni Universali, tra i quali si poteva trovare anche la trasformazione di una donna in scimmia, un numero chiamato appunto “See her change”.

Dalla situazione iniziale, che sembra guardare ammiccando al mondo “Drag”, tra cambi di parrucca e costume, traballanti sfilate e pezzi pop melodici cantati in playback, lo spettacolo si compone progressivamente, sviluppando per le danzatrici tre percorsi distinti che s’intrecciano in momentanee sincronie, equilibrismi e aritmie precisamente calcolate. L’eccellenza fisica dimostrata in molti passaggi, in cui la precisione e la scomposizione del movimento rimandano facilmente al contesto formativo di riferimento, quella scuola israeliana al centro della ricerca formale internazionale, fa da contraltare a un uso esasperato e quasi istintivo della voce, volutamente disturbante.

La parte più interessante dello spettacolo è però nelle serrate coreografie che precedono il finale: i movimenti, gli sguardi e i gesti, liberati dal loro contesto d’origine e dalle scene più “teatrali” in cui vengono riproposti, danno origine a segmenti dotati di un fortissima carica espressiva, in una perfetta sintesi di linguaggio, iperrealistico eppure evocativo. Di fronte a quel gesto, ogni rimando ulteriore appare superfluo. Invece, la scelta di mostrare allo spettatore il background compositivo del progetto, includendo parte delle improvvisazioni, insieme a quella di dichiararne l’orizzonte culturale, saturando la scena di riferimenti, musiche e oggetti, non è così facile da spiegare. Forse, a questo punto di una carriera, le idee e i rapporti che hanno segnato un percorso diventano importanti  quanto il loro risultato? Sarà per questo che See her change finisce per apparire come uno spazio inconcluso di cambiamento in atto; delle sue cause come dei suoi effetti è reso partecipe il pubblico, il quale vive in prima persona tutto lo spaesamento che ne deriva, l’esaltazione e il dubbio.

Visto al Teatro Palladium di Roma nel contesto di Romaeuropa Festival 2013

SEE HER CHANGE Yasmeen Godder; video: Oren Mansura


See her change
coreografia Yasmeen Godder
vice direttore artistico e drammatugia Itzik Giuli
di e con Dalia Chaimsky, Shuli Enosh ,Yasmeen Godder
disegno luci Andreas Harder
costumi e Accessori Tom Krasny
scena e video Yochai Matos
sound design Tomer Rosenthal, Yasmeen Godder e Itzik Giuli
coproduzione Montpellier Danse 2013, Francia, Centro per la Scena Contemporanea, Bassano del Grappa, Italia
Foto © Tamar Lamm