Archiviata la discussa première di Traviata, il 17 dicembre il Teatro alla Scala affronta un’altra inaugurazione. Tocca al balletto, che si apre nel nome di Alexei Ratmansky – Silvia Poletti
Archiviata la première, con questa Traviata di cui presto ci parlerà Davide Annachini, il Teatro alla Scala si appresta ad una nuova prima, molto probabilmente assai più rassicurante della discutibile rilettura del melodramma. Stavolta a debuttare, per l’opening di una stagione impegnativa sul piano coreografico, è il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala –etoiles incluse ( Roberto Bolle e Svetlana Zakharova al debutto del 17 dicembre e in gennaio Massimo Murru) – con una serata monografica che oltre ad includere un’attesa creazione ad hoc per la compagnia italiana, di fatto celebra anche in Italia il talento di uno dei coreografi più importanti della generazione dei quarantenni, Alexei Ratmansky.
Di squisita formazione classica, con un trascorso accademico tra Bolshoi e Balletto Reale Danese e con una esperienza da direttore del Balletto del Bolshoi (che ha rilanciato nello standard artistico e con una intelligente politica di recupero del repertorio sovietico, ricostruzioni antiche e aperture all’occidente, prima di mollarlo al suo destino), da qualche anno Alexei ha lasciato la Russia e ora – oltre ad essere coreografo principale dell’ American Ballet Theatre fino al 2023 – firma balletti a serata per tutte le massime compagnie di balletto del mondo.
Ma cos’ha questo “ragazzo” quarantaseienne dalla faccia franca e intelligente per essere universalmente riconosciuto come un Maestro (tanto che il prestigioso Rolex Mentoring Project lo ha individuato come tutor nell’ambito della danza per il 2014, dopo personalità come William Forsythe, Jiri Kylian, Trisha Brown)? Come si diceva, la sua formazione attinge alla più importante tradizione classico-accademica, con profonda conoscenza di tutto ciò che l’ha arricchita (danze popolari incluse). È poi russo fino al midollo – nel senso profondo e spirituale che attribuisce alla sua arte – nell’investigarne la bellezza formale e il nerbo espressivo sa rielaborarne gli antichi codici in un linguaggio fluido, articolato, scattante che fa pensare anche al grande neoclassicismo moderno di Jerome Robbins. Tra i pochissimi che ancora non rigettano gli stilemi accademici è insomma “vera manna” per i grandi complessi ballettistici. Nel trittico scaligero, il portrait di Ratmansky vede la ripresa del delizioso Concerto DSCH, sulle musiche dell’amato Shostakovich, la (semi)novità per l’Italia Russian Seasons (un estratto della quale si vide al Festival di Spoleto 2009 con il New York City Ballet) e la novità assoluta Opera. Queste due ultime coreografie propongono alla Scala anche il talento di un musicista come Leonyd Desiatnikov, autore di entrambe le partiture (Opera, omaggio alla nascita del teatro musicale italiano, con testi da Metastasio e Goldoni, è stata commissionata appositamente), con il quale Ratmansky ha intrecciato una collaborazione fiorente e interessante, sulla falsariga di altre leggendarie partnership musical-coreutiche.
La stagione di balletto concepita dal direttore Makhar Vaziev punta a confermare il Balletto scaligero come “la” compagnia classica italiana. Il lavoro con i danzatori, la forte e coraggiosa apertura alle nuove generazioni, con l’assegnazione di ruoli principali a ballerini giovanissimi e nomine alla vetta della gerarchia a ballerini poco più che ventenni (come il dotato Claudio Coviello) sta sicuramente assestando lo standard del Corpo di Ballo su livelli internazionali. Anche nella stagione 2013-14 la ripresa di titoli blockbuster sarà utile non solo al botteghino ma alla maturazione stilistica e tecnica dell’ensemble: e banchi di prova importanti si confermano il bellissimo trittico Jewels di George Balanchine, che torna sul palcoscenico del Piermarini dopo l’ottimo debutto italiano nel 2011 ( dal 9 marzo al 4 aprile 2014) e, ovviamente, Il Lago dei Cigni in versione Nureyev (dal 15 aprile al 10 maggio).
In queste due produzioni si calano anche gli assi di alcune supestar global del mondo della danza: oltre a Zakharova, la sensazionale coppia Natalia Osipova e Ivan Vassiliev che infiammerà Rubies in Jewels e il duo Polina Semionova e Friedmann Vogel cui spetterà il compito di celebrare la bellezza lirica dei Diamonds. Nel Lago dei Cigni arriverà poi per la prima volta alla Scala l’americano David Hallberg, raffinatissimo danseur noble che si divide tra il mondo e il Bolshoi di Mosca, dove da due anni è etoìle. A proposito di stelle, l’amatissima stella di casa, Roberto Bolle, torna in scena a Milano dal 28 maggio alternandosi a Ivan Vassiliev in Le Jeune Homme et la Mort, capolavoro esistenzialista di Roland Petit, altro leit motive artistico della stagione con la presenza di ben tre titoli in cartellone, tra cui Pink Floyd Ballet e il languido duetto La rose malade. Quest’ultimo, creato per la diva dalle belle braccia Maya Plisteskaya sull’Adagietto della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler (ora lo danzerà Maria Eichwald) fà da contraltare tematico e poetico ad un altro celebre e sensuale duetto legato al profumo di una rosa: Le spectre de la rose di Fokine. I due gioielli coreografici, uniti da un indiscutibile languore dal sapore decadente, faranno da contrasto al verismo dell’opera mascagniana Cavalleria Rusticana, cui cui dividono serata e direttore d’orchestra, Daniel Harding (dal 12 gennaio).
La ripresa di settembre vedrà in scena Don Chisciotte e la sfida di stile, tecnica, bravura, follia interpretativa e chi più ne ha ne metta tra i Basili stellari Denys Matvienko, Leonid Sarafanov e ancora Vassiliev (con Osipova): da non perdere! Infine Romeo e Giulietta di McMillan in ottobre, che vedrà le stelle scaligere Zakharova, Bolle e Murru, alternarsi a Osipova, Vassiliev e la brava prima ballerina del Royal Ballet Marianela Nunez.
Ulteriori informazioni
Teatro alla Scala
Le foto di questo contenuto sono per gentile concessione del Teatro alla Scala. credits Brescia-Amisano salvo D. Yusopov (Zakharova in Russian Seasons e Osipova in Rubies) e J. Busby (Osipova-Vassiliev in Don Chisciotte)